Bavari, Longobardi e Franchi sono stati i protagonisti del primo weekend di primavera all’Archeodromo di Poggibonsi, il quale conferma essere un chiaro esempio di archeologia pubblica di qualità.
Qualche cenno storico per capire di quali popolazioni stiamo parlando. I Longobardi furono una popolazione germanica che, a seguito di una migrazione di lunga durata tra II e VI secolo, si spostò dall’Europa Centrale all’Italia e nel corso dei secoli si integrò con il tessuto sociale italiano. I Bavari erano una tribù stanziata nell’odierna Repubblica Ceca e che transitò nelle zone dell’Austria e della Baviera. Anche i Franchi erano una popolazione germanica, già entrati in contatto con il tardo impero romano, stabilirono un reame duraturo nelle zone che comprendono le odierne Francia e Germania.
Il 25 e il 26 Marzo, un totale di trenta ricostruttori di livello internazionale hanno messo in opera una tipica giornata del villaggio, con postazioni didattiche e narrazioni dirette ad approfondire vari punti e le differenze delle culture rappresentate: il vestiario, gli armamenti, gli oggetti d’uso quotidiano, le tradizioni culinarie, la lavorazione del cuoio e del legno.
Presenti, oltre agli abitanti dell’archeodromo, anche l’associazione di ricostruzione e divulgazione longobarda La Fara di Cividale e il gruppo svizzero-tedesco degli Hedningar.
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In due giorni, un totale di circa 550 persone ha potuto osservare usi e costumi delle popolazioni rappresentate. Il brutto tempo della mattinata di domenica non ha fermato l’afflusso di pubblico nel pomeriggio, momento in cui si è potuto assistere anche ad un suggestivo banchetto fra nobili all’interno della longhouse, alla luce del focolare e con accompagnamento musicale da parte della componente Avara (popolo nomade che entra in contatto con i Longobardi nel corso del VI secolo) dell’associazione La Fara.
L’elemento in più delle giornate sono state le peculiari caratteristiche delle due associazioni a supporto degli abitanti dell’archeodromo. Siamo rimasti molto colpiti dall’esperienza messa in campo dagli Hedningar, vero e proprio museo vivente con una grande attenzione ai dettagli della cultura bavara. Inoltre ci ha lasciato un’impressione positiva la capacità del gruppo de La Fara di riuscire a cambiare registro a seconda delle persone che si trovavano davanti. Nella fattispecie abbiamo assistito con grande interesse a come Gabriele Zorzi, presidente dell’associazione, rapiva l’attenzione di bambini e adulti tramite la spiegazione di armi e mobilio in legno dei Longobardi.
Uno dei punti forti dell’archeodromo, non solamente in questo evento, è l’aver unito l’attività di ricostruzione allo storytelling, in modo da rendere più facilmente assimilabili, da parte del pubblico, le nozioni storiche divulgate e creando anche momenti di intrattenimento.
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Il weekend non è stato solamente ricostruzione dal vivo. Durante la serata di sabato, dopo due ore di vita del villaggio, si è tenuta una conferenza su come sia possibile una ricostruzione storica di qualità. Hanno preso la parola alcuni esperti del settore: Marco Valenti (Università degli Studi di Siena), Vasco La Salvia (Università degli Studi di Chieti), Gabriele Zorzi e Irene Barbina (La Fara) e Aileen Fahsig (Hedningar). Sono stati sottolineati i punti forti di come sia possibile una comunicazione archeologica tramite questo tipo di attività, con l’obbiettivo, tra gli altri, di dare una visione corretta di cosa si intende per barbaricum.
Per fare questo bisogna avere sempre dei fondamenti scientifici molto forti, prendendo spunto dalle fonti disponibili, archeologiche e letterarie (è stato spesso citato Paolo Diacono, monaco, storico, poeta e scrittore longobardo nonché autore della Historia Langobardorum), ma anche grazie al confronto con artigiani moderni per la riproduzioni di utensili ancora oggi in uso. Fondamentale è che venga sempre mantenuta un’onestà intellettuale nei confronti del pubblico, chiarendo sempre le basi su cui si poggia il lavoro del ricostruttore.
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In questi due giorni non ci siamo limitati a raccogliere materiale fotografico (che potete trovare completo sulla pagina facebook), abbiamo infatti registrato alcune interviste che saranno a breve disponibili sul nostro canale YouTube, così come una serie di riprese per mostrare la vita del villaggio anche a coloro che non sono potuti essere presenti.
Rimanete all’ascolto. Come On, Let’s Dig Again!