di Niccolò Savaresi
A inizio 2020, eravamo entrati da poco alla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Bologna e ci veniva data la possibilità di proporre un progetto di survey per il finanziamento del Dipartimento. Tra le varie proposte di destinazione, scegliemmo quella del nostro collega, Giuseppe, di Coreno Ausonio (FR), che si faceva interprete del desiderio di diversi enti sul suo territorio -dalla Soprintendenza ai Comuni- di colmare una grave lacuna nella conoscenza del paesaggio umano antico nell’area della Valle dell’Ausente. Questa piccola Valle, incastrata tra Lazio e Campania, stretta da montagne e aperta sulla costa tirrenica, sconta l’essere schiacciata tra Roma e Napoli, oltre che tra i siti del Liri (Cassino, Aquino, Interamna, …) e le città costiere (Formia, Gaeta, Terracina, Sperlonga, Minturno, …), rimanendo esclusa da passati interventi di ricerca archeologica.
La scelta di questo territorio comportava la piena gestione del Progetto da parte degli studenti. Se fino agli anni precedenti, la Scuola di Bologna finanziava ricognizioni già delineate da un Docente del Dipartimento, la nostra proposta veniva direttamente “dal basso”, senza porsi sotto la supervisione di un Professore. Naturalmente, durante la messa a punto del Progetto, ci siamo confrontati più volte con voci interne al Dipartimento per suggerimenti e conferme sulla modalità di gestire le nostre attività nel Basso Lazio. Ma a parte questo, ogni aspetto del neonato Progetto Ausonio rimaneva in capo a noi, dalla scelta delle date d’attività alla messa a punto dei database per la documentazione.
Per diversi mesi abbiamo lavorato come un grande gruppo che al proprio interno dialogava e metteva a disposizione competenze e potenzialità dei singoli partecipanti per raggiungere il miglior prodotto possibile per il gruppo. Tuttavia, con l’avvicinarsi della data di partenza, siamo stati costretti a riflettere a fondo sulla realizzabilità del Progetto Ausonio come era stato concepito a Bologna. Infatti, con l’aggravarsi della diffusione del Covid-19, anche le nostre attività a Coreno Ausonio e Ausonia rischiavano d’essere compromesse. Ovviamente, c’erano in gioco anche molte preoccupazioni personali. Alla fine, un po’ ridotti nei numeri, siamo partiti in 12. Dal nostro arrivo a Coreno, siamo stati accolti con calore ed entusiasmo, anche se c’era ovviamente il rammarico per non poter concretizzare tutta una serie di momenti dedicati alla condivisione pubblica del nostro progetto, pensata fin dalla comparsa del Progetto Ausonio.
Dal primo giorno, abbiamo cominciato a percorrere i campi della Valle dell’Ausente, letteralmente da cima a fondo. Per orientarci, abbiamo tracciato dei transetti-guida tra Coreno e Ausonia, entro i quali abbiamo campionato una serie di aree che potessero rappresentare tutte le situazioni altimetriche e geomorfologiche della Valle, così da poter immaginare di cogliere il rapporto tra presenza umana antica e ambiente. Accanto alle ricognizioni intensive nei campi, era necessario poi censire quelle poche evidenze già note nei centri abitati e nelle campagne del comprensorio. I dati registrati in queste due settimane sono andati a comporre la nostra sintesi storica della zona.
Infatti, partendo da un’oscurità pressoché completa del passato archeologico del territorio, siamo riusciti ad isolare una serie di tracce che gettano una prima luce sull’occupazione storica tra questi due comuni e il rapporto con i siti delle regioni circostanti. Giusto per fare alcuni esempi, ci sarebbero dei grandi muraglioni di pietra lasciati da popolazioni preromane, elementi architettonici ed epigrafici di fase romana, indizi degli scontri tra Bizantini e Longobardi su queste alture e l’occupazione medievale con chiese, castelli e monasteri.
La necessità di assicurare il distanziamento sociale ci ha costretti a rinunciare ad un aspetto preziosissimo di questo tipo di attività sul campo: il contatto e il dialogo con chi ancora vive questi territori. Infatti, molto spesso, i racconti che ci si tramanda in famiglia e tra conoscenti racchiudono spunti utilissimi per interpretare le tracce del passato. Fortunatamente, alcuni proprietari incontrati durante le attività si sono comunque mostrati disponibili ad aprirsi con noi, raccontando di rinvenimenti fatti dai contadini nel secolo scorso o tradizioni legate alla chiesa di S. Maria di Correano o al santuario di S. Maria del Piano.
Noi oggi abbiamo una comprensione maggiore delle dinamiche che si sono concretizzare nel territorio ausonio nei secoli passati, ma se la survey sta finendo non è lo stesso per il Progetto Ausonio. Tornati a Bologna proseguirà l’analisi dei dati raccolti e la messa a sistema con gli studi disponibili per i confronti significativi per il nostro caso studio, ma rimane la speranza di poter tornare in questo territorio per approfondire il nostro studio del paesaggio antico.