A meno che non siate dei Tolkieniani accaniti passare da Birmingham per una gita turistica non è proprio da tutti. La città, regina delle Midlands, è nota tra i britannici per la sua bruttezza, una fama che, devo dire, i cittadini stanno cercando di scrollarsi di dosso con costanti rinnovi dell’impianto urbano. Tuttavia, nell’anonimità tipica di molte città inglesi, la bistrattata Birmingham ha i suoi angoli di unicità. Uno di questi angoli dovrebbe essere di particolare interesse per bizantinisti e numismatici. Costoro possono arrivare in pellegrinaggio alla stazione di New Street e usufruire di uno dei luoghi forse più pittoreschi della città, ossia la rete di canali che collegano Bham (diminutivo per Birmingham) a una fitta rete di comunicazione su acqua che attraversa mezza Inghilterra. La rete nacque per spostare tonnellate di carbone durante la rivoluzione industriale dalle miniere alle fabbriche. Oggi i canali hanno perso la loro funzione originale ma sono ancora frequentati dalle tipiche narrowboats alle quali si affiancano pedoni, ciclisti, runners, anatre, aironi e volatili vari. All’interno del tessuto urbano queste vie d’acqua verdi e silenziose offrono una piacevole alternativa per muoversi e distrarsi dal caos del traffico cittadino e per un po’ ci si dimentica di trovarsi al centro di una delle città più popolose e grandi d’Inghilterra.
Come dicevamo, il moderno pellegrino alla ricerca della fonte del sapere, partendo dal centro cittadino, deve seguire uno dei rami meridionali della rete (o prendere un treno se pigro), dopo una ventina di minuti di marcia, si giunge al campus universitario di UoB (University of Birmingham), il cui cuore “antico”, fu progettato da Aston Webb con più di qualche strizzata d’occhio all’architettura Bizantina e alla Santa Sofia di Istanbul.
Gironzolando all’interno del Campus potrete ammirare l’Old Joe, la torre dell’orologio, una delle prime del Regno Unito, fonte d’ispirazione per l’occhio di Sauron (passateci di notte e capirete) e casa di una rumorosa famiglia di falchi. Passato Joe e i falchi, vi avvicinerete al limite orientale del campus e vi imbatterete in un edificio isolato, squadrato e non particolarmente attraente. Non vi fate ingannare delle apparenze, siete arrivati al Barber Institute of Fine Arts, museo e pinacoteca dell’Università. L’edificio è noto per la sua collezione di dipinti e opere d’arte ed è regolarmente visitato da gruppi di studenti, turisti e studiosi. Quello che però molti non sanno è che, avventurandosi nei suoi meandri, ci si può imbattere in una piccola stanzetta dedicata alla numismatica. Questa minuscola e, all’apparenza, insignificante saletta con le sue poche decine di monete esposte è solo un’anticamera disponibile a profani e novizi che si vogliano iniziare alla numismatica. La parte sacra e cuore del tempio si trova nascosta, incastrata in un meandro delle spesse mura del museo e passa spesso inosservata ai più. Se muniti di autorizzazione e se si conosce la porta giusta si potrà varcare il “portale” oltre cui si trova il vero santuario, solitamente accessibile ai pochi fortunati iniziati al culto numismatico, di solito studenti universitari, e ai sacerdoti composti da studiosi e addetti ai lavori.
Io sono stato di casa nel santuario interno per circa un anno e, detto tra di noi, una volta entrati nella stanza proibita l’alone di mistero sacrale si dissipa in fretta. Superata la porta e stracciato il velo di Maya ci si rivela un ambiente perfettamente illuminato (niente più seducenti luci soffuse), angusto e anonimo. Il caos regna sovrano, la stanza è ricolma di scatole, 3 o 4 tavoli stipati in un angolo tra scaffali stracolmi di libri di numismatica e una minuscola scrivania gravata da pile di carte dalle quali spunta, disperato, lo schermo di un computer.
A uno sguardo più attento tuttavia ci si accorgerà anche che dalla confusione spicca uno spazio intonso e ordinato, composto da una serie di armadi blindati. Ecco, in questo angolo di ordine nel caos è custodito il mistero sacro del nostro tempietto. Pochi infatti, potrebbero immaginare che questo minuscolo studio possa ospitare la più grande collezione di monete bizantine d’Europa, seconda su scala mondiale solo a quella del Dumbarton Oaks di Washington DC, USA. All’interno degli armadi sono infatti custodite e meticolosamente ordinate 16.000 tra monete, sigilli e altri oggetti paranumismatici. Di questi, quasi 7.000 sono monete bizantine, altre 5.500 sono monete romane, mentre il resto è composto da collezioni più piccole, come quella Sasanide o quella del medievale regno Ungherese.
La collezione fu assemblata nel tempo grazie alla pazienza, passione e sacrificio, anche economico, di varie personalità, tra cui Philip David Whitting (1903-1988) che donò la maggior parte dei reperti Bizantini, mentre il cuore della collezione romana si deve a Geoffrey Colton Haines (1899-1981). Whitting, che era un insegnante con la passione della numismatica e amico di Anthony Bryer (1937-2016) professore presso l’Università di Birmingham e fondatore negli anni ‘60 del Centro di studi Bizantini, Ottomani e Neo-Greci presso la stessa Università. Whitting era in cerca di un luogo a cui affidare la sue monete e Bryer lo persuase a donarle all’Università di Birmingham e al suo nuovo centro di studi.
Sebbene il corpus di reperti derivi appunto da collezioni private di stampo antiquario, la sua utilità di studio e didattica è indiscutibile e viene ampiamente sfruttata da studenti e studiosi. Purtroppo gran parte della collezione è tutt’ora inedita e non accessibile ai profani, tuttavia una lenta ma costante attività di catalogazione del materiale è in corso con l’obiettivo di renderlo fruibile il (almeno in formato digitale) ad accademici e appassionati. Un drappello di curatori e collaboratori occasionali si è susseguito nell’arduo compito nel corso degli ultimi decenni, portato avanti dall’attuale curatrice Maria Vrij.
Piccole ma ben organizzate mostre si susseguono nella parte pubblica del “tempio”, esponendo via via sezioni tematiche della vasta collezione. L’ultima delle quali “A Tale of Two Empires: Rome and Persia” è attiva fino al 16 Marzo 2020.
Se la passione per la numismatica è il vostro forte o siete a Bham senza sapere cosa fare, potrebbe valere la pena fare un giro tra le sale del Barber e spendere qualche minuto nella piccola saletta dedicata alla numismatica. Se invece siete esperti del settore e non eravate a conoscenza di questo patrimonio numismatico…beh sapevatelo! Richieste di accesso al santuario interno per la consultazione del materiale per scopi di studio sono solitamente ben accette.
Ah quasi mi dimenticavo, l’ingresso al museo è free!
Links:
The Barber Institute of Fine Arts: http://barber.org.uk/
Mostra: http://barber.org.uk/a-tale-of-two-empires-rome-and-persia/
Serie di articoli sulla collezione di monete: http://barber.org.uk/coins/
Sito del Centre for Byzantine, Ottoman and Modern Greek Studies: https://www.birmingham.ac.uk/research/activity/bomgs/index.aspx
Collezione digitale: http://mimsy.bham.ac.uk/